giovedì, gennaio 05, 2006

Il dolce della "Marantega"

Alla ricerca di amici nuovi sui blog, mi è capitato di trovare (sempre attraverso la grandissima Cannella) un simpatico ragazzo,Ivano, che sul suo blog " Adventure chef" parlava di una ricetta di un dolce tipico delle sue parti, le Marche, che si chiama Pastrengo. Mi ha fatto venire in mente che anche noi veneziani ne abbiamo uno simile e si chiama "Pinza". E' un dolce che si comincia a preparare con i primi freddi e ci accompagna per tutte le feste natalizie. Ne ho trovato la ricetta originale (almeno spero) e una bella presentazione in un libro dal titolo "A tavola con i dogi" di Pino Agostini e Alvise Zorzi edito dalla "Arsenale editrice" e la voglio regalare in particolare a Ivan, ma anche a tutti i miei amici "virtuali":

Dire pinsa è come dir "pizza", cioè un cibo consistente e sostanzioso, i cui ingredienti variano secondo le zone e l'estro personale. Dovunque, la base è la farina gialla di granoturco ben aromatizzata e arricchita di condimenti: un tempo veniva unta con brodo di "museto" (quindi maiale) e dolcificata con miele o melassa, perchè lo zucchero costava troppo. Si condiva, si faceva una larga polenta soda, si avvolgeva in molti strati di foglie di cavolo e si poneva a cuocere sotto le braci del caminetto. Per i contadini era la torta immancabile della Marantega, cioè della befana, e la ponevano a cuocere sotto i falò che si appiccavano nei campi nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, quando con essi bruciava in effigie l'anno vecchio che se n'era andato e l'inverno che s'avviava ormai verso la primavera. I vicentini la chiamavano la putana soto 'l fogo:"puttana" perché "ci stava con tutti" (gli ingredienti), "sotto il fuoco" per il sistema di cottura. Ancora oggi è un dolce reperibile a Venezia e nelle campagne dell'entroterra.




Ingredienti per 8 persone:
300 gr di farina gialla di mais
200 gr di farina bianca di frumento
0,5 litri di latte
mezza bustina di lievito in polvere
200 gr di burro (o strutto)
200 gr di zucchero semolato
100 gr di uva sultanina
20 gr di pinoli
50 gr di cedrini (cedro candito a pezzetti)
e zucca candita
5 fichi secchi e una mela
un bicchierino di grappa
un pò di semi d'anice
un pizzico di sale
burro e pangrattato per ungere la tortiera.

Ammorbidire l'uvetta in acqua tiepida. Tagliare a pezzetti i fichi secchi. Sbucciare la mela e tagliarla a fettine. In una terrina setacciare la farina bianca, unirvi il lievito e mescolare. Aggiungere lo zucchero e mescolare ancora. In una casseruola versare il latte, il burro, un bicchiere d'acqua, un pizzico di sale; portare a ebollizione e aggiungere la farina gialla. Lasciar cuocere 10 minuti mescolando in continuazione. Incorporarvi allora la farina bianca (con il lievito e lo zucchero) e tutti gli altri ingredienti; mescolare bene e lasciar cuocere per altri 20 minuti, continuando a mescolare. Imburrare intanto una tortiera, cospargerla di pangrattato, poi versarvi il composto in modo che risulti alto due dita. Porre la tortiera in forno mederato (180 gradi) per un'ora. La pinsa sarà pronta quando in superficie si sarà formata una crosticina bruna. Servirla tiepida o fredda.

La "morte sua" sarebbe accompagnata con il "Vin Brulè", ma a me non piace!
Spero vi sia piaciuto questo pezzettino di storia veneta!

13 Commenti:

  • At 1/05/2006 5:49 PM, Blogger Monica Bedana said…

    Ho un nodo in gola per colpa della tua marántega! Ed un altro allo stomaco! Bellissimo post!!!
    (E vedo che abbiamo in comune anche le letture; credo di aver letto ogni riga pubblicata da Alvise Zorzi!). Struccotti!

     
  • At 1/05/2006 9:36 PM, Anonymous Anonimo said…

    Bellissimo post cara Graziella....come vedi noi venete siamo molto orgogliose del tuo lavoro e del tuo divulgare le nostre tradizioni!

    Mah dai!?! Non ti piace il vin brulè?!?!...Io l'adoro...sarà per il vino...;) sarà per le spezie....comunque ti suggerisco una simpatica versione analcolica...che io ho battezzato "Mel brulè"....perchè lo faccio come il vin brulè ma con il succo di mele.
    Di solito compro quello bio, poi lo metto a scaldare un pò e ci metto dentro le spezie per il brulè. Io compro dei sacchettini già pronti da Caberlotto (in Piazza Ferretto a Mestre)o anche un mix sfuso che ho comprato ad Arquà Petrarca (quanto bello è quel paese!?)
    Insomma d'inverno ci sta benissimo....ti scalda proprio bene, profuma la casa...e con la pinza ci va a nozze!

    Ma lo sai che l'ho guardato spesso quel libro..."A tavola con i dogi" sempre mezza tentata di comprarlo...poi mi dico "Basta Teresa...sei piena di libri di cucina!"....però dopo aver letto il tuo post credo che in cucina ci starebbe bene un bel libro di ricette della nostra terra! Quindi sarà il prossimo acquisto!
    Ma lo sai che poi tra l'altro la ricetta mi ha stupito....si perchè credevo che la pinza fosse fatta con il pane raffermo?!

    Non si finisce mai d'imparare!

    Ora vado che stanotte da brava Befana mi tocca una notte di lungo lavoro! ;)))
    Ho appena fatto la revisione alla scopa....sagina a posto...manico ben avvitato!...son pronta!!!

    Ciaoooooo....broom broom!!!

    Terry

     
  • At 1/06/2006 8:35 AM, Anonymous Anonimo said…

    E brave le mie "venete" che hanno sentito subito l'odore di un post di casa nostra!!!
    * Cannella: Già Alvise Zorzi è proprio un bravissimo narratore delle vicende di "casa nostra"!
    * Terry: visto il lavoro di stanotte chissà a che ora leggerai questa risposta! Grazie di essere passata da Lorenzo,ma ti sei dimenticata il carbone!
    Mi sa che anche la versione "mela" non va perchè non vado pazza neanche per il succo!!! Che difficile che sono! Va bene vorrà dire che quelle due o tre calorie le salto(solo quelle però)!

     
  • At 1/06/2006 8:50 AM, Anonymous Anonimo said…

    Ah Terry !Dimenticavo: anch'io avevo una ricetta con il pane raffermo, ma cercando in giro tutti quelli "seri" riportano la ricetta con la farina di mais! Credo comunque che ne esistano migliaia di versioni, come di tutte le cose che si tramandano nella tradizione!Baci!

     
  • At 1/06/2006 12:22 PM, Blogger Monica Bedana said…

    Ho la "teresa" (non la Terry!!) o ieri la foto non c'era? Comuqnue volevo anche dire che la versione con la farina gialla è la più tradizionale ed una della tante varianti della "smejàssa", come dicevo anche ad Ibano sul Pastrengo. Baci e buonissima Befana.

     
  • At 1/06/2006 2:36 PM, Anonymous Anonimo said…

    ciao Graziella , inanzitutto grazie per la dedica e complimenti per la realizzazione del dolce , lo sto mangiando già con gli occhi , pensa se avessi vicino a me la torta intera :)) !!! sarei piu veloce di un mago a farla scomparire !!!!
    Ti sei resa conto che a parte qualche ingrediewnte è quasi uguale al Pastrengo ? anche nella preparazione ? questo è l'effetto di un MEME , è un veneto che a visto prima il pastrengo e poi ne ha tratto ispirazione o viceversa ? è questo l'aspetto principale del meme che mi interessa , è uno studio molto lungo e complicato , bisogna risalire alla prima apparizione orale o scritta della ricetta , in che luogo , che ingredienti si usavano e la provenienza o l'importazione in quel dato luogo e periopdo storico , insomma uno studio complicatuccio ma molto interessante .Se ci fosse qualcuno interessato , sono ben interessato a collaborare e scambiare le mie ricette
    Ancora grazie ciao
    un abbraccio

     
  • At 1/06/2006 6:51 PM, Blogger Monica Bedana said…

    Ragazza, vola sul mio blog italiano che c'è una sorpresa per te!!!

     
  • At 1/06/2006 7:12 PM, Anonymous Anonimo said…

    @Cannella: niente "teresa" è che Jazzer non trovava più su quale scheda di memoria aveva immortalato l'evento! E poi ritardo... sempre in ritardo... :-)

     
  • At 1/09/2006 12:17 PM, Blogger cioccapiatti said…

    porca paletta è una bella bottarella calorica....ma deve essere bbbuonaaaaaaaaaaa

     
  • At 1/11/2006 5:04 PM, Anonymous Anonimo said…

    CIAO
    ANCORA SU CENA DELL'ULTIMO !!!!
    BELLA A VEDERSI E DEVE ESSERE STATA BUONA AL MANGIARSI!!!!!!
    ED E' STATA ANCHE BEN DESCRITTA CON ENTUSIASMO DA UN COMMENSALE.
    LE FOTO DELLE TARTINE MI HANNO ISPIRATO MOLTO E PROPONGO - SE POSSIBILE- DI ESPORTARE IL PRODOTTO IN LOCALITA' LIMITROFE ALLA RESIDENZA.

    CIAO !!!!!!!!!!!

     
  • At 1/11/2006 7:06 PM, Anonymous Anonimo said…

    Si Anna, magari dentro al contenitore blu! Vicino al panino quotidiano? Ci penserò!!!

     
  • At 1/12/2006 2:29 PM, Anonymous Anonimo said…

    una ricetta simile è il "brustengolo" umbro; cercherò la ricetta
    mtb

     
  • At 1/05/2024 3:23 PM, Anonymous Anonimo said…

    Al di qua dell' Isonzo con la farina gialla,al di là con il pane raffermo
    Abito a Latina, città fondata da coloni veneti e friulani,ma tante tradizioni sono andate perse e così ho fatto delle ricerche...

     

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